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IL MIO IM 42.3 A ZELL AM SEE
02-09-2012, 07:10
Messaggio: #1
IL MIO IM 42.3 A ZELL AM SEE
Sono tornata dalla mia missione segretissima in Austria.

L'esperienza Ironman da supporter di Franco a Lanzarote mi aveva così galvanizzato che senza pensarci troppo, ho scelto un mezzo per provare. Dall'originale l'intenzione di allenarmi poco, e farlo completamente alla garibaldina, il passo è stato breve.

E' cosi che mi sono ritrovata fuori dalla zona cambio del primo mezzo Ironman di Zell am See (in Austria, vicino a Salisburgo) con 366 km totali in tre anni sulla bici, di cui tre quarti, non macinati in strada, bensì sui rulli; le scarpe da running invece di quelle coi tacchetti; uno zaino idrico per bere, perchè non riesco a staccare una mano dal manubrio per prendere la borraccia; mentre tento di capire qualcosa sul cambio, con Franco che mi dà lezioni (è noto che io non sappia cambiare, e che per i due sprint della mia carriera -rigorosamente in pianura- abbia usato sempre e solo lo stesso rapporto). Tra gli sguardi interrogativi di astronauti con mezzi fantascientifici, mi appropinquo al bike check-in attrezzata sì in modo molto easy, però, con una maglietta strategica della NYCM, giusto per darmi un tono...Foto con bici per il ritiro sicuro della stessa (ho già firmato la delega perchè la ritiri Franco al mio posto, non dovessi sopravvivere); deposito sacche (che si riveleranno piene di cose inutili, vedi le magliettine della salute promesse alla mamma); orientamento con punti di riferimento; cappottino impermeabile per la bici firmato IM, che poi ruberò.

Cena, riposo, e come da avverse previsioni meteo, sveglia con nubi basse, neve in quota, e pioggia prevista per la frazione bike.
Colazione crucca poco ortodossa, e con la muta già indossata, via alla zona cambio per una revisione e memorizzazione delle dinamiche richieste. Mi ricongiungo con il coach Franco sulla spiaggia antistante l'ingresso in acqua, e con due ragazzi italiani, un atleta ed un supporter, incontrati al briefing (personaggi a cui il mio destino si rivelerà misteriosamente legato, durante il corso della gara).

Alle 10 un colpo di pistola, e via i primi, e poi, scaglionate ogni 5 minuti le altre waves. Nel secondo gruppo delle 10.05, mi scelgo una nicchia lacustre centrale (il giro era il solito triangolo con boe da passare a destra, spostato verso la sponda sinistra del lago; io che nuoto con respirazione sempre a destra, avrei avuto difficoltà sicuramente fino alla seconda boa, avendo riferimenti lontani, e, cosi, mi ero ripromessa di tenermi a sinistra per sfruttare fino all'ultimo collega alla mia destra per la direzione; e invece, cambiata all'ultimo strategia, mi posiziono mediana e inizio a nuotare). Non sono una nuotatrice; sono lenta; respiro, appunto, sempre a destra, e rigorosamente ad ogni bracciata; guardo poco dritto davanti a me perchè il gesto mi fa arcuare la schiena ed affondare il sedere, e di conseguenza, senza riferimenti, canno sempre la traiettoria -per eccesso, s'intende -; necessito del tappo per il naso; e soffro di cefalea da compressione a causa del contatto degli occhialini con il trigemino, e della cuffia con l'occipitale; la cosa mi procura un mal di testa atroce. Aggiungiamo il fatto che non sia una frequentatrice della piscina e che avessi in curriculum un solo 1500 (la staffetta del Faaker See dell'anno SCORSO), e nessun 1900.. Però ero gioiosa e saltellante per il meteo avverso, se non altro per la concessione della muta che sul mio pronostico sconosciuto ed oscuro, in ogni caso avrebbe portato giovamento. E invece, la preoccupazione per collusioni che mi facessero saltare il tappo e gli occhialini e per il mal di testa, sono passate subito in secondo piano; un senso di oppressione incredibile al collo mi impediva di respirare bene; non un problema d'ansia, bensì proprio un impedimento meccanico (penso sia dipeso dal fatto che per liberare bene le spalle e le braccia abbia calzato per la prima volta, veramente alta la parte superiore della muta e con essa, il colletto). A metà del primo lato lungo, complice anche un'onda generata da un battello alla mia destra, ecco il primo pensiero al ritiro; il male minore era il dorso (di cui non conosco nemmeno i fondamentali); sono andata in sincrono con un collega alla mia sinistra che tentava di sopravvivere a rana. Tra la prima e la seconda boa ho iniziato ad essere superata perfino da quelli della wave successiva alla mia; tra le imprecazioni dei nuotatori e gli sguardi compassionevoli dei giudici in kayak, mi avvicino all'agognata birra gonfiabile dell'arrivo e mi faccio ripescare da quelli dell'organizzazione dopo 52 minuti di sofferenza.

Una transizione "dinamica" per le mie possibilità, dal lago all'adiacente pista di atletica, ma un cambio lunghissimo in tenda, visto il meteo e lo stoccaggio dell'attrezzatura indispensabile (usato il 20%).

Mi avvio al prato zuppo di acqua e recupero la bici (individuabile come l'auto nel parcheggio del centro commerciale nel suo giorno di chiusura..). La scelta delle calzature uniche per le frazioni bike e run è stata ottima; zompetto fino alla linea di fine transizione e salgo goffamente sul mezzo. Mi aspetta il triplo della massima distanza mai percorsa tutta in una volta (trenta km). Sto attenta a tutto; all'asfalto bagnato e rattoppato, alla segnaletica orizzontale sdrucciolevole, alle regole, alla scia vietata, ai tombini, alla catena. Tra un patema d'animo e l'altro, esco in solitaria dal paese e mi immetto su strette strade di campagna austriecheggianti con prati da ambo i lati e animali al pascolo che mi sbeffeggiano. Nonostante inizi a diluviare (mai pedalato prima sotto la pioggia), inizio a carburare, anche psicologicamente, alla mia infima andatura dettata dalla scarsa gamba e dall'inesperienza col cambio, ma all'improvviso, su una strada dritta in mezzo alla periferia di un paese, in lontananza vedo un pallone cadere di mano ad un ragazzino, scendere in strada ed attraversarla in senso trasversale e bloccarsi sotto il marciapiede opposto..nel frattempo il proprietario del pallone, attraversare la strada, ed essere investito da un mio collega, che ha frenato ma non è riuscito a non cadere e portarlo sotto di sè e la sua bici, sbattendogli la testa contro il profilo del marciapiede. Fortunatamente il tutto, vicino ad una stazione mobile di soccorso; mi fermo (non entro nei dettagli...voglio solo soffermarmi sulla cosa perchè, per quanto mentre corriamo una gara, i danni che possiamo arrecare a cose o persone che si presentino accidentalmente sul nostro percorso, esulino dalla nostra responsabilità civile, non avere colpa nell'investire qualcuno, è solo una magra consolazione che sfuma subito. Stiamo attenti, chi come me, per la poca esperienza; chi come voi, per la maggiore velocità.) Scendo e dò la mia disponibilità collaborativa; faccio segnare il mio numero di pettorale nel caso servano testimoni, e vengo rispedita sul percorso assieme ai pochi fermati con me. A questo punto, scatta la seconda volta il desiderio di ritirarmi; mi assillano mille dubbi, sensi di colpa per non aver interrotto definitivamente la gara in segno di partecipazione, paure. Il tifo aiuta. Il tifo personalizzato nei miei confronti, poi, davvero mi tira sù di morale; sono talmente una caricatura, con le scarpe da running, lo zainetto e i rapporti sempre inadeguati, che presto, non solo i crucchi bagnati a bordo strada urlano "PRAVO, VALENTINA! OPOPOP!", ma iniziano ad incoraggiarmi anche gli atleti che mi arrivano dietro e mi superano. Diventata la mascotte della gara, resisto e proseguo commossa al mio ritmo. Mi dispiace non potervi fornire una recensione obiettiva e tecnica della gara (non mi intendo di asfalto, di condizioni generali del percorso, di altimetria); alle mie velocità l'asfalto era gestibile, le strade strette, pure; è vero, l'altimetria non stuzzica gli esperti perchè si viaggia poco in altezza, ma ci sono curve e curvette nei paesi e la cosa è tutt'altro che monotona. In più, il tutto, con il valore aggiunto dell'interezza del percorso chiuso al traffico, se non per un paio di km. Tra stradine in cui, per superarmi mi fanno gli specchietti, salitelle e discesine, ponticelli in legno, pavè nei paesi, il castello "arroccato" che mi fa decidere per un cambio estremo dal quale non riuscirò più a tornare indietro (proseguirò tutto il viaggio con la corona piccola....), inizio a percorrere doppi sensi di marcia in cui incontro le fisionomie deformate dal dolore e dalla fatica venirmi incontro..tutto sommato io mi sento bene, di fisico e di testa (ho fatto 40 km che non avevo mai fatto prima, senza bere nè mangiare niente, visto che dovrei fermarmi; la pioggia basta a dissetarmi bagnandomi le labbra e preservandomi da insidiosi mal di pancia digestivi). Il percorso è su due giri da 45 km. Ci ho messo due ore scarse, se continuo, magari sfruttando la memoria del percorso a mio vantaggio, penso di portarmi fuori dalla frazione bike entro il tempo massimo (cosa inaspettata). Al fatidico bivio dei 45, ho una strada dritta davanti a me chiusa da un tipo con una paletta, pronto a spostarsi ed aprire il varco o a mandarmi a destra in funzione della mia risposta alla sua matrixiana domanda "Second Lap?". Beh, dico, YES! (orgogliosa), pensando significhi "Devi fare il secondo giro?" .Proseguo un km e mi incanalo in una strada a senso unico che devo ormai forzatamente percorrere in quel senso senza poter tornare indietro..Capisco che la domanda in realtà voleva essere un "Hai fatto il secondo giro?"..e mi ritrovo sopra il tappeto di cronometraggio della zona di transizione con un giro in meno. Panico. Lì trovo un gruppetto di 6 persone, tra cui un'americana, un inglese e l'italiano del briefing che stanno discutendo con qualcuno dell'organizzazione: tutti hanno fatto la mia stessa fine e stanno aspettando che questo, al telefono con i capi supremi, decida delle loro sorti (e della mia). Vista la logistica dei sensi unici e il regolamento, veniamo squalificati tra le lacrime della statunitense e le bestemmie di un altro italiano aggiuntosi nel frattempo. Magra consolazione, ci viene detto che nessuno ci vieta di correre la mezza maratona, ma senza per questo poter vantare tempi in classifica. Ovviamente gli altri desistono, in puro spirito sportivo. Io, che sono lì meschinamente quasi solo per la medaglia e la maglietta, ci penso un attimo; in fondo, dopo tutte le avversità e l'inaspettato relativo benessere del momento, stimo tra me e me che avrei fatto gli altri 45 entro il tempo, e che ho superato talmente tanto me stessa, che questa volta mi merito la medaglia anche con mezzo percorso in bici. E' passata mezzora nel frattempo e ci siamo raffreddati; prendo la sacca, mi cambio ormai con calma (tanto sono comunque presto anche rispetto alla più ottimistica tabella di marcia) sotto la tenda dove vaneggiano atleti in barella. Mi dò appuntamento per la sera con l'italiano perchè deve assolutamente testimoniare davanti a Franco di essere caduto anche lui vittima dello stesso equivoco; sia mai che si pensi sia l'unica idiota, o, peggio, l'unica astuta...
Beh, lì ha inizio la terza parte, la meno sentita, forse; la meno difficile da gestire cerebralmente e fisicamente. Un lungo lago a bastone su asfalto e sterrato anacquato, con saliscendi da Central Park, con rientro in centro e ritiro dei famigerati elastici segna giro. Il tutto da ripetersi 3 volte. I miei lunghi più lunghi di recente sono stati un 5 km di corsa e un 10 km di camminata. Ma sto bene ed ormai è fatta: mi annoio un pò, quasi, corricchio e cammino. Mi intrattengo conteggiando ripetutamente tra me e me, se, dati alla mano, potessi veramente essere finisher con quei 45 km in più. Chiaro, non ci sarebbe stato tempo di un riposino come usa fare Franco, che interrompendo la fatica nei suoi IM, si cerca gli alberelli e si appisola, ma c'ero. C'ero. Quando mancano 5 km lo vedo, mi fermo a spiegargli l'accaduto sommariamente, ma dal tracking lui aveva già capito qualcosa (ed aveva escluso che avessi fatto 40 km/h di media, ovviamente). Riprendo, mi raggiunge l'americana che aveva preso la mia stessa decisione di continuare, ci incitiamo reciprocamente, e via. Passo sotto il traguardo dopo 6 ore e 35.

Togliendo la mezzora ferma prima del secondo cambio ed accorciando il cambio flemmatico, anche aggiungendo 45 km, entro le 8 ore e 30 massime sarei arrivata. La cosa strabiliante, è che, nonostante tutto, la frazione di cui mi rimarrà il ricordo più fervido, in senso positivo, è quella della bici. Mi sono divertita, quasi. Mi sono gestita. Mi sono fatta compagnia e nel mio piccolo, ho adottato strategie adatte al mio digiuno atletico.
Ringrazio ovviamente Franchino, che ha trascorso un weekend di disagio sotto la pioggia; paziente nelle spiegazioni, non ha lasciato trapelare troppo la sua perplessità circa la riuscita dell'impresa, anzi, mi ha motivato; mi ha immaginato di sicuro in ogni ambulanza sfrecciante della giornata. Dedico a lui la medaglia. Ma, mi dispiace, non gliela regalo. E' la prima.

Ho snaturato la filosofia di rigore, disciplina e sacrifici degli Ironman atleti, lo so.
Ma ho impersonificato alla perfezione quella di sfida, di prova, di improvvisazione del primo Ironman gara. Quello per cui qualcuno si è comprato la bici il giorno prima. E qualcun altro si è fermato al Mc Donald a mangiare un panino...
Io, venti euro nel borsellino sotto il sellino me li ero portati. In realtà, non erano solo per il pranzo...
Sia mai mi fosse servito un taxi per tornare in albergo...
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02-09-2012, 09:37
Messaggio: #2
RE: IL MIO IM 42.3 A ZELL AM SEE
IMPRESA MONUMENTALE DIREI !
CORAGGIOSA,VEDRAI CHE QUESTO E SOLO L' INIZIO... AVANTI COSI', VALE.
Come dico sempre: sone le condizioni difficili a rendere gli eventi unici

Un saluto sportivo
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02-09-2012, 10:34
Messaggio: #3
RE: IL MIO IM 42.3 A ZELL AM SEE
Quale sarà la prossima avventura sportiva della Vale?
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02-09-2012, 11:12 (Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 02-09-2012 11:27 da Vale.)
Messaggio: #4
RE: IL MIO IM 42.3 A ZELL AM SEE
(02-09-2012 09:37)EDDY Ha scritto:  IMPRESA MONUMENTALE DIREI !
CORAGGIOSA,VEDRAI CHE QUESTO E SOLO L' INIZIO... AVANTI COSI', VALE.
Come dico sempre: sone le condizioni difficili a rendere gli eventi unici

Un saluto sportivo

Di "monumento", ho rischiato quello funebre...
GRAZIE Eddy, ora sono in trip, e chi ne esce più..?!




(02-09-2012 10:34)Energy Ha scritto:  Quale sarà la prossima avventura sportiva della Vale?

Figurati se lo vengo a dire a te, Gola Profonda che non sei altro. A non più di venti ore dalla prossima missione ti farò recapitare un messaggio con le istruzioni in un paio di occhiali auto-distruttivi.
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03-09-2012, 14:13 (Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 03-09-2012 14:14 da Benedictus.)
Messaggio: #5
RE: IL MIO IM 42.3 A ZELL AM SEE
Sapevo che c'era qualche cosa sotto... onestamente pensavo ad un olimpico, ma un medio mai lo avrei detto...

vai avanti cosi, che magari un ironman friuli per provare, chissà prima o poi arriva...
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03-09-2012, 22:24
Messaggio: #6
RE: IL MIO IM 42.3 A ZELL AM SEE
(03-09-2012 14:13)Benedictus Ha scritto:  Sapevo che c'era qualche cosa sotto... onestamente pensavo ad un olimpico, ma un medio mai lo avrei detto...

vai avanti cosi, che magari un ironman friuli per provare, chissà prima o poi arriva...

Se me ne studi uno "pianeggiante", se pò fà.
Se pò fà...:-)
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04-09-2012, 11:14
Messaggio: #7
RE: IL MIO IM 42.3 A ZELL AM SEE
XTriM, pianeggiante... molto difficile ;-)
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